martedì, marzo 20

Monsters and men

scritto e archiviato sulla memoria dell'Holodeck
[Hall Point - monolocale]




Stamattina ho guadagnato coscienza con una ghirlanda di chiodi in testa. Un dolore pazzesco. Per fortuna Montezuma mi sollecitava il risveglio, affinché provvedessi al suo nutrimento.
E al mio.
Avrei saltato il turno di lavoro. Una cosa che non m'è mai accaduta, fin'ora, nonostante tutto.

Ieri è stata una giornata assurda.
Innanzi tutto, il ritrovamento di Abel.
Peserà sì e no cinquanta chili e se ne sta arrotolato su un lettino all'ospedale. Poteva andargli peggio. Sì.
Avevo difficoltà a parlargli. So a malapena gestire i rapporti umani in fase di quiete, figuriamoci quando hanno brusche accelerate o prepotenti precipizi.
Nella stanza lattea, ieri, ho avvertito per la prima volta da troppo tempo un vago senso di gratitudine nei confronti del niente. Del tutto. Per un attimo ho sperimentato un debito verso la realtà. Stavolta m'ha stupito, m'ha stupito positivamente.
Adesso farò il diavolo a quattro per dimetterlo e trascinarlo ad Hall Point. A lui non piace stare a Horyzon (come biasimarlo); lo terrò d'occhio in modo semi-opprimente.
Mi ci specchio, talvolta. Non lo so. Quel modo di sorridere sempre, comunque, per non imbattersi in problemi, rogne, per congedarsi con disinteresse dalle dinamiche sociali... la disillusione e, in un certo modo, la volontà incrollabile.
È  stato in guerra, come me. Ha perso qualcosa, qualcuno d'importante, ha attraversato diversi inferni. Eppure riesce a progettare, a godersi le cose. 
Esco davvero miseramente da un confronto con Abel.
La questione non mi urta affatto, sinceramente, ma è reale.
Il fatto che ogni tanto mi senta quasi responsabile nei suoi riguardi è, in definitiva, un'assurdità assoluta.


Ieri sera sono andato in visita da Lydia.
Abita una casa affittata presso la Quercia Nera. Un bel posto, non c'è che dire. Un po' grande, per lei sola. Permanevo in uno stato emotivo strano: la notizia del ritrovamento di Abel m'aveva rovesciato addosso un euforia pacifica.
L'ombra del cappio lontana dal collo, una vertigine particolare.
Ci siamo (ovviamente) indotti la sbornia definitiva.
Non focalizzo immagini chiare della nottata, salvo il fatto che probabilmente ad un certo punto abbiamo ballato una specie di valzer. Il che è plausibile, considerando l'attuale stato della mia scatola cranica. Dal naso alle tempie, una sorta di scalpo perenne.

Ci siamo sollevati sopra le responsabilità: lei d'avere comunque un passato, io d'avere ostinatamente un futuro. 

L'uomo di Lydia, tempo fa, è morto di overdose. Lydia non sapeva nemmeno si drogasse e le è toccato  rinvenirne il cadavere... Perdendo qualunque rivendicazione su di lui nel giro di pochi, insufficienti istanti implacabili.
Non solo sul corpo.
Non solo sull'anima.
Ma persino sui ricordi. Le ha sottratto il diritto di cullare le immagini, di dire a se stessa: almeno allora, almeno prima, è stato reale. La menzogna ti strappa l'identità, il teatro, la maschera infama sentimenti che tu scopri, solo a posteriori, basati su presupposti fallaci. 
Non c'è nulla di più forte, al mondo, della dipendenza.
Nulla.
Me lo ha concesso, alla fine, con sincerità: è un dolore intollerabile, la colpevolezza, la delusione per la mancata conoscenza dell'altro, l'abbandono, il vuoto, la rabbia, la condanna.
Me lo ha concesso e mi ha concesso d'aver compiuto la scelta corretta.
Una scelta che vorrei avere la determinazione, l'altruismo, di portare all'estremo. 
Quando sono scivolato nel letto di Evah non stavo pensando al bene di Eir. E nemmeno quando le ho urlato in faccia 'non ti ho promesso niente'. Sarebbe ridicolo cercare di convincermi.

L'ho spiegato a Lydia:
 'oggi non è giusto, domani lo sarà stato'.

Lydia è una donna molto forte. E molto sfortunata.
Stranamente sembra comprendermi. Sembra intuire come ragiono.
O comunque, accettarlo.
È  dell'esercito dei disillusi per forza, non per scelta.
Addestrata agli stronzi. 

Devo vuotare il sacco con qualcuno, ribaltare il mio spirito, per non esplodere.
In realtà i legami affettivi che posseggo potrei contarli sulle dita.
Non sono mai stato il prototipo di asociale. Lascio avvicinare la gente, senza problemi, senza agguati. La intrattengo, discuto, la frequento. Però, ad un certo punto sorge una diga tra me ed il mondo, una diga invalicabile. Una terra di nessuno insindacabile. Oltre quel confine niente è in grado di resistere.
O meglio, quasi niente.
William l'ha fatto.
Anche Eir.
Per Will è stato meno ostico. Allora il territorio privo di vita era solo un costante, incrollabile vuoto. Adesso pullula di mostri.
Eir va e torna di lì continuamente.
Eir andava e tornava di lì....
Di lì...

Di qui.
Viva.

Eir mi ha recapitato una canzone.
Nell'unico modo in cui poteva recapitarmela, vestendo i suoi panni: si è introdotta in casa mia di nascosto, forzando la porta. (Poi uno si pone domande, eh...)
Era in una unità memoria che ha appeso al collare di Montezuma. Ho impiegato un po' a notarla.
La cosa strana è che sia francese; Eir a malapena legge l'inglese, o comunque, ha imparato da poco. Deve averla ispirata, avvinta la musica. Non so. L'ho fatta tradurre da un professore, su Horyzon.
Pessima idea.
Lei non può conoscere il significato lessicale.
Non può.
Eppure...
A volte certe persone aderiscono al baricentro del mondo per istinto.
Queste persone non addomesticate al pensiero sono le uniche davvero degne di esser chiamate viventi.
Trascendono la ragione e trovano il senso in un abisso luminoso e pulsante, dentro la materia, l'esperienza, la mistica, lo schianto di petto. Non nella logica, nel discorso, nel sillogismo. Nella legge causale. 
Sono tornato in un locale di Cap City che frequentavo all'università. Negli ultimi periodi, quando William aveva Verdiana, finivo sempre lì ad annacquare la solitudine. Era una specie di tradimento, ai miei occhi. Io, sicuramente, ero una specie di cretino agli occhi di Willl.
Fatto sta che tengono un vecchio pianoforte e lo suonavo spesso.
L'ho suonato anche stavolta.
Ho provato la canzone di Eir. Era pomeriggio.
Le dita mi fremevano ancora di tasti, quando ho preso una decisione, quando loro hanno preso una decisione. Quando ho firmato il viatico alla catastrofe. 
Appena uscito, le ho scritto la lettera.
La risposta è nella musica.
Sempre.
Non quella giusta, magari; ma quella più forte.

Oppormi è inutile. 
Inutile. 

La dipendenza. 
Un'altra. 
È  fatta. Finita. 

'La droga ti toglie il controllo della tua vita, ma anche la coscienza per avvertire che lo stai perdendo. L'amore no, l'amore ti toglie il controllo ed esaspera la coscienza fino al delirio'

...


Ho promesso a Lydia che sarei stato il suo cavaliere alla festa di primavera. Mi sono svegliato adesso con la faccia sull'Holodeck. Il naso diviso dal dolore. Non doveri farmi troppo, se sono eccessivamente stanco. Le manderò un messaggio di scuse. E mi perdonerà. Penso sia abituata, suo malgrado, a superare le mancanze degli uomini. Se il suo tipo mi somigliava a sufficienza, sì. Sarà svezzata a piccoli e quotidiani abbandoni privi di profondità.

Oggi ho parlato con Vergil, sulla Kijitsu
Mentre mi drogavo, operavo in infermeria, e scolavo quantità opinabili di alcol, l'equipaggio si è sfasciato. Pare che Ryder ne abbia compromesso la credibilità.
È un tipo a posto, Ballantyne. Non lo biasimo fino in fondo.

Mi trovo in sintonia con Neville, è inutile.
Mi fido di lui, in automatico. Oggi, mentre ripuliva le sue pistole, caricava, scaricava, puntava ho capito che, probabilmente, la guerra lo ha reso 'migliore'. È  strano. Accade raramente (a me non è successo). Penso abbia affinato, scoperto molto di sé, mentre era in procinto di giocarsi la gamba o si sbatteva dietro ai suoi dieci giorni di capitanato. C'è il soldato che si si perde e quello che si trova, in trincea.
Il cambiamento non vale mai la morte, il trauma, certo.
Forse riscatta qualche grammo di sofferenza.
Tuttavia, tornare vivi e consapevoli, tornare rabbiosi e lucidi, furiosi e forti, è senz'altro una conquista.
In secondo luogo: è un uomo estremamente corretto; nel senso sano, fisico, del termine. Ha dei valori, i suoi, ha delle priorità. Ha degli scopi. E, se non vado errato, suppongo sia una persona molto umana. Umanità, già.


"Non c'è mai limite al peggio Dottore, il trucco e saperselo cercare per una giusta motivazione" 

Ci sono mostri e ci sono uomini, sul tuo cammino, Eir. 

(Ho una visione di me, che corro da una trincea all'altra, come una palla da biliardo che brama la buca. Sotto un cielo da giudizio universale e sopra una terra da apocalisse.
Ero uno dei pochi medici a spostarmi in quel modo, a tuffare il capo dentro il fiume di fuoco. Spesso il solo. Non per abnegazione o senso del dovere. Sono sempre stato incosciente fino al fanatismo. Un tempo in modo programmatico; ora mi sorge naturale beffare le conseguenze)