giovedì, marzo 22

Bullshit three, ring circus, sideshow of freaks

scritto a matita, sul retro di un libro
[presso Oak Town]



È andata. 
Andata.
Non so cosa mia sia preso. Perché ho dovuto (di nuovo) ferirla.
Ho bisogno, costantemente, del suo sacrificio sull'altare della mia crudeltà infantile. 
Vorrei ci fosse una motivazione plausibile, ma non c'è. Ci sono solo io, le parole al momento sbagliato, le azioni, le reazioni. Il vuoto. 
Sono innamorato di lei e devo fargliela pagare, credo. 
Fino ad esaurimento forze.
Ad esaurimento di noi.
Questa è la ragione. 

Per poco non ci ammazzavamo di botte alla festa di primavera.
Se Vergil non m'avesse trattenuto, non lo so...
(prima o poi m'arriverà un destro da Neville e quella sì, è la volta buona che mi sotterrano, coi fiori e la croce di marmo)
Io ed Eir abbiamo seriamente un problema. Ognuno con se stesso, l'uno con l'altra, ciascuno con l'universo. Tutto. Dovevo rivederla, lo desideravo; la desideravo. Poi eccola lì e... niente. La rabbia. 
Furiosa.
Per un istante m'è sembrato di tornare ai tempi di Eleria, dell'ospedale. Qualcuno a trattenermi i muscoli, i nervi, lo sfacelo integrale attorno a me, il sangue, la bestia. 
Mi dispiace per la signorina Wilson. Per Roona. 
Un giorno o l'altro, per scusarmi, dovrò confessarle che sono un morfinomane all'ultima spiaggia. Non che ciò m'assolva, ma quanto meno spiega diversi aspetti socialmente alienanti del dottor Ritter. 
E quella donna, Deliorra. Non ricordo. 
Scott, il meccanico di Hall Point, l'ha trattata davvero da straccio sporco. Chiamare me 'traditore' (a che titolo, poi, chi cazzo lo conosce?) passi anche. Non me ne frega niente, ma proprio niente. Però perché accanirsi sulla ragazza? Non ho cognizione delle dinamiche in gioco. 
Se ho fiutato giusto, Scott è simile ad Eir. 
La causa, la nobiltà della causa, mette loro in tasca un permesso per tranciare l'anima alla gente. Io almeno mi prendo la responsabilità completa del mio essere un proverbiale figlio di puttana. 
Loro si sciacquano la coscienza, battezzandosi l'un l'altro a colpi di ideale. Un ideale che li libera dall'atroce urlo delle cose, dei corpi, della realtà. 
Esistere nella costante consapevolezza che il fine non giustifica il mezzo è molto più brutale. Esistere e sopportare il peso della persona che piange, non della statua che piange, è decisamente più difficile. 

Che si fottano.
Io ho fatto la guerra. 
La loro guerra. 
I miei anni migliori. 
Il mio migliore amico. 
La mia intelligenza. 

Che si fottano.
Devo crepare per dimostrare qualcosa? Devo crepare per espiare un originario peccato di nascita? (William è morto, in effetti)
Sono ridicoli. Ridicoli. 
Riempirsi la bocca da mattina a sera con l'uguaglianza, la libertà, il diritto, la rivoluzione. 
Poi ritrovarsi attorno ad un tavolo e far cerchi col compasso attorno al cervello della gente, allo spirito della gente. 

Sono una puttana di Corona e ne vado fiero.