giovedì, novembre 29

Awake my soul




« Elia? »
« ... Eleazar?! »
« Dove sei? »
« Sa'ar... come... »
« Dove sei, rispondi »
« Ah... eh...»
« Rispondi »
« Sono...Sono anni che non... »
« (il tono aggressivo, violento ed urgente) Cristo, Elia, ti ho fatto una domanda, rispondi alla domanda »
« (silenzio attonito, arreso) ...A casa... Sono a casa »
« (silenzio) D'accordo »
« ... »
« ... »
« stai... stai bene? »

sabato, novembre 24

Working class heroes


[// premessa off: siccome siamo fuori di testa, non ci piacciono le persone vere, ma amiamo tanto i nostri png, abbiamo scritto questo delirio a quattro mani. Speriamo vi faccia ridere la metà di quanto ha fatto ridere noi. Quinnecetera & Nasazar]



Corona, 8 agosto 2499

La casa di Alexandra Keynard è un'ode al buon gusto e alla stravaganza. È possibile ravvisarci dentro quadri di artisti (sempre emergenti ed estremamente contemporanei), il design è pulito e moderno. Non c'è traccia di 'servitù'. In compenso la grande sala in cui è stato approntato il buffet è adiacente al patio dell'ingresso e costituita in larga parte da vetrate. Ci sono già diversi invitati. Tutte facce note e rinomate, facce rilevanti. Alexandra è tornata da Xinhion per le vacanze estive, come suo solito, e come suo solito ha approntato un incontro con inviti selezionati (essenzialmente selezionati dal fratello Seymour, giacché per lei si tratta solo di un'occasione per imbarazzare e stuzzicare l'aristocrazia prossima alla famiglia, più che un convito tra amici. Amici, poi).
Seymour Keynard parla con Ritter padre; Ritter padre rigorosamente in maniche di camicia e capello casuale. Selenie Keynard, la madre di Will, sistema il tavolo in silenzio, con gentilezza, elargendo sorrisi piuttosto silenziosi. Accanto a lei, William. Chioma riccia, bionda, occhi celesti, faccia da cherubino, t-shirt e jeans, sta entusiasticamente spiegando qualcosa alla mamma, con l'usuale parlantina partecipe.
Rachel Ritter interloquisce da lontano con gente a caso, rigorosamente in rosso; ostenta sfacciata l'espressione di qualcuno che sì, non si sta divertendo. Non si sta divertendo da una vita intera.
A vederla, nessuno potrebbe immaginare l'aureola emicranica che stringe le tempie di Alana Collins.
E' come al solito impeccabile, bellissima, elegante nell'abito nero. Sicura di sé, dispensa intorno sorrisi da squalo, pericolosi e affascinanti. Si trascina dietro un figlio e un marito riluttanti, uno più dell'altro.
Byron, almeno, è adulto. E per amore di sua moglie si immerge con garbo  in quella società alla quale non ha mai sentito di appartenere.

domenica, novembre 11

Dark Rift



"And when you gaze long into an abyss the abyss also gazes into you"





Non è lo stesso uomo.
Non è lo stesso uomo che su Hera vegliava spalla a spalla con Bowie in ode all'impossibile, dell'inafferrabile, in nome di un senso senza nome: la sorpresa, la potenzialità dell'esistenza. Nella merda, nel fango, nella cenere. Perché bisogna, bisogna che resti qualcosa, qualcuno di insindacabile. Un confine su cui serrare i denti.
 Non è lo stesso uomo che irrompe nella clinica in rovina di Harlem, tra mozziconi di cemento e maniere contorte, tra antibiotici dimenticati, per salvare un mazzo di disperati senza speranza. Contro i proiettili, contro i sintomi della peste polmonare, contro l'astinenza. Contro la logica. Contro la casistica.  Contro la storia.
Non è lo stesso uomo che ha operato una donna con l' ago da trasfusione allacciato al polso sinistro e il bisturi saldo nella destra. Non lo stesso che si fa legare ad una sedia, stremato, per resistere ad altre sei ore di strenuo intervento; per orgoglio, per caparbietà, per scommessa e, forse, per giustizia.
Non è lo stesso uomo, incapace di arrendersi di fronte ad un battito cardiaco in calando, una febbre in crescendo, una ferita che irride la carne, fine e disperazione. Incapace di siglare una fine senza sfinirsi nell'impresa di fregarla.
Non è lo stesso uomo, con un carattere del cazzo, la faccia da stronzo; ed il miracolo in mano. Il miracolo in mano, in mezzo al fango di Blackrock. Non è lo stesso uomo che si contendeva con la morte centinaia di soldati, uno ad uno, in un bagno di sangue, a schiena piegata, a testa alta.