martedì, giugno 26

Barricade

scritto e archiviato sull'holodeck
[ Capital City - Magazzino ]



"Aggiro l'ostacolo d'una roccia finché non ho abbastanza polvere per farla saltare in aria. Aggiro l'ostacolo delle leggi d'un popolo finché non ho raccolto l'energia sufficiente per rovesciarle"


Lancaster e la signorina Alcot continuano, imperterriti, ad attribuire il nostro rapimento a ragioni ideologiche. Mi domando perchè la gente debba sempre tirare sulla piazza l'utopico, il cerebrale, perchè debba sempre nascondersi tra le sottane dell'intangibile. 
Soldi, ecco tutto. 
Ne ho bisogno, per diverse questioni; ne abbiamo bisogno, con Neville. 
Il motivo per cui ribadisco certi punti salienti del mio ragionamento (trapianti a pagamento, protesi concesse su parcella, brevetti mancati, armi distruttive, eccetera eccetera) è eminentemente logico e razionale. Non sopporto l'ipocrisia del genere umano. Ti guardano dall'alto della loro pedana morale per disadattati sociali, brandendo lo stendardo dell'innocenza, sentenziando in merito alla mancanza di correttezza, giudicando il tuo modo di guadagnare denaro, quando poi le fondamenta del piedistallo su cui si ergono a giudici immacolati sono costruite sull'abuso, sullo sfruttamento scoperto, sui favoritismi di classe.  Il che è lecito, plausibile, non tocca alcuna corda interiore... o quasi nessuna, almeno. 
Ma non venire, dopo, con le mani lorde di sangue trasparente, a sindacare su di me.  
Detesto la violenza alla verità. Alla verità in quanto evidenza.  

Larousse mi domandava spesso quali fossero i miei moventi interiori. Perchè, nonostante uno stridente distacco, un'ostentata freddezza, continuassi a preoccuparmi, ad occuparmi con questioni inerenti alla giustizia sociale in modo diretto od indiretto. La lotta scontrosa ed arrogante contro la genetica, le discussioni spavalde con luminari ottusi. 
Vincent mi conosceva, mi conosce. Non ravvisava in me la minima traccia di empatia umana, di partecipazione emotiva al cruccio dell'ingiustizia universale. Vuoto; operavo tramite una rabbia fredda, raffreddata nel tempo, dal tempo e funzionale agli scopi della battaglia. Sarei inutilmente sciocco negando un'adesione, nel profondo, sentita: in fin dei conti, le azioni determinano le idee, specialmente le azioni reiterate: se mi sono imbarcato in certi conflitti, significa che, a livello fondamentale, parteggiavo per un dato colore, per una data visione cosmica, per un dato partito. E non un altro. 
O forse no. Forse ho sempre avuto il bisogno unico ed illogico di scrollarmi di dosso il sistema. Di scrollarmi di dosso le convenzioni, gli statuti, le istituzioni. In modo cieco, compulsivo, violento.


"Tu hai il diritto di essere ciò che hai il potere di essere"


Non so come mai io abbia intrapreso questa strada. La scelta dello skyplex è stata dettata dal puro bisogno di sopravvivenza: disoccupato e tossicodipendente non sono attributi fra loro compatibili. Non ai miei livelli. Hall Point è, in definitiva, il mio nido naturale. Se si potesse materiare, concretizzare la mia interiorità, se si potesse tracciare uno schizzo tecnico, un progetto, del mio cervello in scala esagerata, si otterrebbe Hall Point. Un habitat che mi calza splendidamente. 
La filosofia di vita connaturata a quelle pareti in metallo, a quegli spazi sintetici, è il teatro perfetto della mia commedia umana. 
Sono fatto per lavorare lì dentro. 
Sto comodo. 
Passare dallo skyplex alla Monkey è stato uno scivolamento prevedibile. Ho sempre amato viaggiare, spostarmi, traversare il buio pericoloso, sorprendente, dell'universo sterminato. Il medico di bordo è un mestiere gratificante, per me. 
Interessarmi di chimica, di esplosivi, un passatempo. Iniziai rispettivamente all'università ed al fronte. Ero particolarmente bravo, in entrambi i campi. La farmacologia, la ricerca. La messa in opera d'un ordigno. Non passioni, ripieghi rilassanti. Le sostanze inerti obbediscono secondo formule banali, talvolta difficili, ma ripetitive, una volta che le hai scoperte. Un'esplosione, per quanto possa apparire imprevedibile e brutale, si sviluppa con la sapienza di chi la approntata, secondo un progetto; reazioni previste, annunciate, programmate. 
Il corpo dell'uomo, il cervello dell'uomo è una sfida continua, una continua sorpresa, uno stupore frustrante. Le vittorie sono effimere, ma inebrianti. 
Tutto ciò che concerne la vita vera, lo è. 
Per questo sono chirurgo, credo. 


"Io rifiuto un potere conferitomi sotto la speciosa forma di "diritti dell'uomo". Il mio potere è la mia proprietà, il mio potere mi dà la proprietà. Io stesso sono il mio potere... e per esso sono la mia proprietà"


Eir è in carcere. Insulto al pubblico ufficiale. Sono sollevato. Finchè vegeta in prigione per inezie non può prodigarsi nelle macrostronzate. Diamogliene atto: il puttanaio spaziale d'una decina di giorni fa, gli Shangdì della flotta ridotti a scintille, i Raptor abbattuti, sono un pensiero pensato in grande ed agito con altrettanta grandezza. Scrivere sui muri e crivellare un paio di soldati in ronda notturna no. La rivoluzione non si compie coi gesti dimostrativi. Dimostrare è una perdita di tempo, la persuasione sta a zero. Un sistema di vita, di pensiero, come quello alleato, una filosofia del paternalismo possessivo come quella del Core, non si lascia intimidire né convincere da vani sussulti esemplificativi. 
Radi al suolo il loro parlamento, brucia le loro navi, e forse, FORSE, inizieranno a capire. 
Le spoglie esanimi di due uomini suscitano rappresaglie, intraprese con taciuta gratitudine nei confronti d'un nemico tanto sciocco da fornirti la scusa per alzare la posta, per alzare il livello di scontro. Le spoglie esanimi di due uomini suscitano empatia nel popolo indeciso ed inerte, perchè quei due uomini avranno una famiglia, un volto, una storia nell'hologiornale delle otto pomeridiane.
Invece spedire a casa un migliaio di corpi freddi, stretti in altrettante bandiere sintetiche, procura cedimenti e paure, procura dubbi fondamentali, ti impone di ponderare una ritirata, ti induce a chinare il capo coronato. Migliaia di corpi non hanno famiglia, non hanno volto, non hanno storia, sono un ammasso di carne che stimola la mente e non il cuore. Stimola la riflessione. 

Mi sono legato al polso il nastro bianco, quello con stampata la data di nascita di Sterling. Un gesto idiota ed infantile. Devo averlo fatto da ubriaco, o con la morfina a impastarmi le sinapsi. Ho creato un nodo inamovibile, insolubile, dovrei tagliarlo. Non ci riesco. Penso lo terrò. 
É ridicolo ed antiestetico. Ma sono bello abbastanza da uscirne indenne. Credo. 

(ho provato a sfilarlo insaponandomi la pelle, non funziona. gli holofilm diseducano alla realtà)