venerdì, febbraio 24

breathe underwater

scritto e archiviato nella memoria personale dell' Holodeck
[Hall Point, monolocale]


Raramente mi capita di essere così brutalmente in me.
L'ultima volta che ho bevuto seriamente è stato un paio di giorni fa, quando la signorina Evans è venuta in cerca d'una panacea per il suo sonno latitante.
Da quella sera, salvo due dita di pessimo whisky ogni tanto, il mio stomaco ha sguazzato unicamente nel caffè. Eccessivo caffè. In compenso ho divorato quattro batterie di sigarette.
Per quanto riguarda la morfina ed i suoi amici, ho stretto i denti attorno alla mia dipendenza, fino a strozzarla, a scarnificarla. Oggi ho vissuto una giornata all'inferno. Sono tre giorni che sbatto la testa sull'anta del frigo e resisto alle lusinghe della siringa. Non è virtuosismo, non è convinzione morale: è il troppo lavoro. Orribilmente troppo lavoro.
L'astinenza mi scuote le ossa, ho crampi dappertutto, perdo liquidi come una lumaca lasciata al sole.
Le usate difficoltà respiratorie, il vomito, l'asma indotta; ogni volta che boccheggio mi pare di respirare sott'acqua. Per resistere in laboratorio, per fermare i tremori, ho tagliato il Daxepam e me ne sono iniettato qualche tacca provvidenziale.
Prima o poi ci lascerò le penne, con questo sistema. Lo so.
Il bello di essere un medico tossicomane è che conosci già il finale del film.
In ogni caso, da domani dovrei riprendermi. Le ore a venire, i sintomi andranno a calare.
Non ho mai detto d'essere intenzionato a smettere. Capiterà di nuovo, non me ne faccio un cruccio.


Miss Winter mi ha proposto un lavoro su Richleaf. Non ci sono mai stato. Penso che accetterò: l'idea non mi esalta, ma ho una voglia divorante di scattare fotografie e una location a sorpresa è l'incentivo tanto atteso.

Il capo, una donna incredibile. Non ho mai visto nessuno attraversare l'esistenza con tanta cinica grazia.

Aspetto paziente i risultati dell'esame tossicologico su quel quintale di carne umana in cappello e cinturone. Non so per quale indiscernibile ragione io mi sia gettato sul lavoro. La verità è che amo il mio mestiere, nonostante tutto. E sono davvero troppo bravo per smettere. Un tempo avrei detto: sono il migliore, ma non è più il caso di aizzare l'orgoglio alla gola della vita.
Il mio corpo, le mie mani, sono mani d'un chirurgo, d'un dottore; il mio corpo e le mie mani non hanno rinunciato alla loro missione. Continuano a stupirmi.

Finito di scrivere qua, concluderò di spacchettare le scatole del trasloco.
Montezuma non si stanca mai di infilarsi tra i meandri del mio passato solido.

Quando avrò messo da parte soldi a sufficienza, mi farò un giro al bazar. Vorrei seriamente trovare qualche altro libro. La collezione salvata dall'ignoranza di mio padre ha bisogno di nuovi elementi. Devo, in oltre, decidermi a parlare con qualcuno riguardo a quel codice miniato che tengo in frigorifero.

Riflettevo sul sangue, qualche ora fa.
Stanotte, per via del craving, il cervello s'è intasato di incubi. Non so se fosse specificamente Serenity Valley. Magari in Serenity Valley è sussumibile il resto.
Cosa rende il sangue così sensuale e spaventoso? Così prezioso? In guerra ci galleggiavo sino ai gomiti, sempre. Coprirmi di sangue era il mio mestiere, più che un'inconveniente da esso derivante.
Sanguinare è il sacrificio; ciò che soffre davvero, ciò che si spende fino al limite ultimo, sanguina. La cose che sanguinano incutono paura e rispetto. L'esistenza, il respiro, la memoria, la forza, la volontà, tutto si condensa in un liquido che, un medico lo sa meglio di chiunque, è solo l'ennesima magia d'un'alchimia chimica. Eppure, senza sangue non esiste niente, non esiste un passato, non esiste un legame.

Devo riprendere ad ascoltare musica.
Stasera vado a farmi una girata, non so dove.
Comprare le sigarette.


AGGIORNAMENTO: 
È incredibile quanto sia assurda la mia esistenza. Ero appena uscito a prendere una boccata d'aria, seppure aria chiusa ed artificiale, quando vengo contattato per una missione. 
Missione.
Che parola magniloquente. 
Devo seguire una nave (la Kijitsu) in ricognizione di Willow. Non sono mai stato su Willow. Ho portato con me la macchina fotografica. Montezuma, per ora, è sistemato. 
Ho accettato solo per inerzia: se questa settimana senza morfina e senza alcolici pesanti potesse servire a darmi una ripulita, avrei guadagnato più che un'esperienza estetica, da tutto ciò.